Alessandro De Pascale
ENERGIA. In Valle D’Aosta 100 per cento di produzione da fonti pulite. Nel rapporto di Fondazione Impresa la pagella delle regioni italiane. I migliori mix quelli di Campania, Sardegna e Basilicata.
Boom di energia pulita lungo la Penisola. Un quarto della produzione di elettricità in Italia arriva ormai dalle fonti rinnovabili. A dirlo è il rapporto di Fondazione Impresa, il centro studi di Mestre sulle piccole aziende. A livello nazionale, secondo i dati forniti dal gestore della rete elettrica Terna, elaborati nel rapporto, il 25,5 per cento dell’energia prodotta in Italia nel 2010 è stata rinnovabile (pari a 76.964.4 GWh). Il problema, semmai, restano le grandi differenze da regione a regione della quota di elettricità verde, della produzione totale e della diffusione delle diverse fonti. Nel mix rinnovabile nazionale resta elevata la quota dell’idrico, storicamente utilizzato su larga scala nel nostro Paese, al 66,4 per cento. Seguono le biomasse al 12,3, che superano l’eolico (11,9%), il geotermico (7%) e il fotovoltaico (2,5%). «L’idrico rappresenta ancora i due terzi delle fonti rinnovabili italiane – commentano i ricercatori di Fondazione Impresa – ma l’incidenza di questa fonte cala di 4,5 punti percentuali rispetto al 2009, come del resto quella del geotermico (-0,7%)».
Ancora «residuali, ma in crescita, l’eolico, il fotovoltaico e le biomasse, rispettivamente del 2,4 per cento, dell’1,5% e dell’1,3%». Dallo studio emerge che le regioni che presentano la maggiore incidenza di energia rinnovabile, sulla produzione totale, sono Valle d’Aosta (100%), Trentino Alto Adige (91,9%) e Umbria (55,3%). Anche se va detto, grazie all’idrico sopra il 90 per cento. Seguono, presentando un certo distacco, Umbria (55,3%) e Basilicata (53,0%). Agli ultimi posti, fanalino di coda, Sicilia (10,7%), Puglia (10,4%) e Liguria (3,4%). L’altra novità dello studio è proprio la pagella data alla regioni sulla base del loro mix di fonti rinnovabili. Quello di Campania, Sardegna e Basilicata è il più eterogeneo, in quanto rispetto alle altre producono energia elettrica dal miglior insieme di idrico, biomasse ed eolico, con un fotovoltaico in crescita e già a livelli accettabili.
In Campania, fatta cento la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, l’idrico ha un’incidenza del 27,2%, l’eolico del 44%, il fotovoltaico dell’1,5% e le biomasse del 27,3%. In Sardegna, l’idrico del 19,4%, l’eolico del 49,7%, il fotovoltaico del 3,6% e le biomasse del 27,3%. In Basilicata, l’idrico del 43,8%, l’eolico del 38,6%, il fotovoltaico del 3,9% e le biomasse del 13,7%. La diversificazione delle fonti rinnovabili riguarda soprattutto le regioni meridionali, mentre quelle settentrionali tendono a puntare nuovamente sulla tradizionale fonte idrica. In media, la quota di elettricità rinnovabile sull’energia elettrica totale prodotta in Italia nell’anno 2010 è aumentata di 1,8 punti percentuali rispetto al 2009. Gli incrementi maggiori dell’incidenza della quota di rinnovabili, tra il 2009 e il 2010, si sono registrati in Umbria (+19,3 per cento) e Molise (+13,5%), le uniche che presentano aumenti superiori ai 10 punti percentuali.
Bene anche l’Abruzzo (+7,6%). Maglia nera per Trentino Alto Adige, Piemonte e Liguria, dove il peso delle fonti pulite sul totale è addirittura diminuito, anche se di poco, rispettivamente dello 0,8 per cento, dello 0,7 e dello 0,4%. L’incidenza di energia elettrica da fonti rinnovabili è aumentata in particolare nelle regioni centro-meridionali, mentre in quelle settentrionali c’è stato un lieve calo. Le uniche eccezioni sono il Veneto (+5,1 per cento) e la Lombardia (+2,1). Da ricordare, infine, che la Toscana, allo stato attuale, è l’unica regione italiana a sfruttare la geotermia. «I risultati dello studio – continuano i ricercatori di Fondazione Impresa – testimoniano che gli investimenti sulle energie rinnovabili, e in particolare su quelle fonti diverse dall’idrico, sono stati importanti e potrebbero avere un futuro. A patto però che anche i balletti di norme e incentivi conosciuti negli ultimi anni cedano alla costruzione di una visione strategica, lungimirante e salda dello sviluppo delle energie rinnovabili nel nostro Paese».
Proprio ieri, il presidente dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani), Graziano Delrio, e il delegato alle politiche per la montagna della sigla, Enrico Borghi, hanno inviato una lettera al ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, e al titolare dell’Ambiente, Corrado Clini. Lo scopo della missiva è chiedere un incontro urgente per entrare nel merito proprio del decreto, di imminente emanazione, dedicato al sostegno della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Per l’Anci, il provvedimento in questione, è «di sostanziale rilevanza per le attività svolte in questo ambito».
Preoccupate, anche le associazioni di categoria e quelle ambientaliste, anche se motivi quasi opposti. L’esecutivo dovrà in sostanza varare i decreti attuativi del Quarto conto energia emanato la primavera scorsa dal vecchio governo Berlusconi che portò ad un taglio dei contributi vicino al 50 per cento e a numerose limitazioni per il fotovoltaico. Tra le indiscrezioni delle ultime settimane, si parla di aumentare a 23mila MW entro il 2016, e quindi con 4 anni di anticipo sulle scadenze del 2020, la potenza installata fotovoltaica. Un sospiro di sollievo per quegli ambientalisti che chiedono una moratoria dell’installazione di impianti eolici e ridurre di 4.000 MW la quota prevista per questa fonte dal Piano di azione nazionale e gli incentivi previsti. Tra i firmatari, Italia Nostra, Amici della Terra, Lipu, Comitato nazionale del paesaggio, Comitato per la bellezza, Mountain Wilderness, Movimento Azzurro, Vas (Verdi ambiente e società), Terra celeste e 33 tra altri comitati e associazioni territoriali.